La brachiterapia è una metodica mininvasiva per il trattamento della neoplasia prostatica a basso-medio rischio. ”Semi” in titanio, delle dimensioni di qualche millimetro, contenenti un isotopo radioattivo di Iodio (I 125), vengono infissi nella prostata per via transperineale sotto controllo ecografico transrettale: viene così eseguito, in una unica seduta operatoria della durata di circa 60 minuti, un trattamento radicale mirato con una notevole riduzione degli effetti collaterali a carico del retto e della vescica. Il paziente dopo l’intervento (che prevede una degenza di due giorni) può avere un rapido reinserimento sociale essendo notevolmente ridotte le possibili complicanze La brachiterapia prostatica prevede un approccio multidisciplinare che coinvolge gli Urologi, i Radioterapisti e i Fisici Sanitari. La pubblicazione dei risultati oncologici delle prime casistiche di pazienti trattati più di 20 anni fa, ha dimostrato risultati sovrapponibili a quelli della prostatectomia radicale : pertanto la brachiterapia può essere proposta come alternativa a questa modalità di trattamento. L’unità operativa di Urologia ha iniziato il trattamento brachiterapico delle neoplasie prostatiche nel 1999,seconda Unità operativa in Italia dopo l’Ospedale San Raffaele di Milano e la prima in Italia ad utilizzare la metodica “real time”(quella che si utilizza tutt’oggi nel mondo), con ottimi risultati e casistica ragguardevole. I pazienti candidabili alla brachiterapia prostatica sono i pazienti con tumore prostatico a rischio basso-intermedio.
Metodica
L’intervento è eseguito con la metodica “real time” che prevede, direttamente in sala operatoria, il calcolo del numero dei semi, la loro posizione nella prostata e la dose radioterapica ottimale. La degenza per l’intervento di brachiterapia è di 48 ore. Il catetere vescicale viene rimosso in prima giornata; il paziente viene dimesso dopo valutazione da parte del Radioterapista e del Fisico Sanitario che forniscono le indicazioni e i consigli di comportamento che non limitano assolutamente il rapido reinserimento nella vita sociale. Una TAC pelvica viene eseguita dopo un mese dall’impianto per la valutazione definitiva della dose impiantata ( post-planning).
Il follow-up prevede controlli clinici trimestrali il primo anno, semestrali il secondo ed annuali dal terzo : viene effettuata l’esplorazione rettale, controllato l’andamento dell’antigene prostatico specifico, il comportamento minzionale e la potenza sessuale con adeguati questionari e rilevate le eventuali complicanze insorte .
Complicanze
Nell’immediato decorso postoperatorio raramente si può sviluppare una ritenzione urinaria (< 1%) che necessita il mantenimento del catetere vescicale . Nel periodo dal secondo all’ottavo mese dall’impianto i pazienti possono avere disturbi di tipo irritativo (bruciore e difficoltà alla minzione, urgenza minzionale) che in genere sono ben tollerati con eventuale supporto farmacologico. In circa il 2% dei casi si è manifestata una proctite di 1-2° e nel 2%, a distanza di alcuni anni dall’intervento, si è rilevata una stenosi dell’uretra. In nessun caso si è riscontrata incontinenza urinaria. La potenza sessuale è conservata nel 70/80% dei casi, in relazione all’età del paziente.
Da alcuni anni vengono anche sottoposti a brachiterapia anche alcuni casi selezionati di recidiva locale di tumore prostatico (dopo trattamento di prostatectomia radicale laparoscopica robotica o retropubica) con buoni risultati.
NUMERO DI BRACHITERAPIE PROSTATICHE AGGIORNATE AL 24/11/2023: 669